Aconcagua 2014 - Forba

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Aconcagua 2014

Associazioni Sportive > C.A.I. Sezione Alpina di Valfurva

CAI VALFURVA   (ACONCAGUA 2014)     12   GENNAIO – 1 FEBBRAIO 2014
IL CAI VALFURVA DOPO LA CONQUISTA DELL’ACONCAGUA MT. 6962 NEL 2008 RITORNA NEL 2014 E RISALE SULLA CIMA .



ACONCAGUA – 6962m.  Come è andata:

Il 17.01. verso le cinque di sera arriviamo al Campo Base dell’Aconcagua – 4300m.,accolti da una nevicata.
La neve scende per tutta la notte e anche nella mattinata del giorno dopo fino al tardo pomeriggio, coprendo la terra e creando un paesaggio natalizio.
In serata il campo base si riempie di gente. La squadra della polizia argentina che fa servizio del soccorso sull’Aconcagua, valuta la situazione molto pericolosa e consiglia a tutti i gruppi che si trovano nei campi alti di scendere in basso. Il manto nevoso a 6000m. è di 40-50 cm. Oltre 6500m. la neve supera 1m. di altezza.
La mattinata del 19.01. ci saluta con un cielo azzurro e limpido.
Se siamo arrivati qui con l’idea di salire sulla cima più alta delle due Americhe, dobbiamo muoverci e iniziare a lavorare.
Partiamo sotto il peso non indifferente dei nostri zaini che contengono l’attrezzatura e i viveri per i tre giorni di acclimatamento.
Nel pomeriggio montiamo le tende e pernottiamo al Campo Canada - 5000m.ca.
Il giorno successivo proseguiamo e montiamo il campo seguente a “Nido di Condores” – 5500m. ca.
Il programma del terzo giorno è di portare tutti i materiali e i viveri fino a 6000m. per attrezzare il Campo Berlin, ma il forte vento che inizia a soffiare di notte ci costringe a rientrare al Campo Base.
Giù in basso è decisamente più riparato, più caldo e abbiamo tutti i confort per ripristinare le forze.
Passano tre giorni nei quali, secondo le previsioni del meteo locale, il vento in cima soffia con una velocità di 120 – 140km. l’ora e in breve spazza via tutta la neve dal pendio e la porta chissà dove.
Secondo le previsioni del tempo la giornata del 26.01. dovrebbe essere abbastanza buona per tentare la salita e non dobbiamo perdere quest’occasione.
Il 25.01. in mattinata siamo di nuovo in azione. Abbiamo già una buona acclimatazione. Veloci e senza fatica giungiamo al Campo Canada. Due ore dopo siamo a Nido di Condores da dove carichiamo negli zaini l’attrezzatura e i viveri che abbiamo lasciato alcuni giorni fa e portiamo tutto al Campo Colera – 6000m.
Da qui il giorno dopo inizierà l’attacco verso la vetta.
Il 26.01. la sveglia suona alle 04,00 di mattina. Verso le 05,30 il gruppo accompagnato dalla guida argentina Guglielmo e composto da Marcello Antonioli, Giuseppe Berta, Ornella Natali e Edgardo Reggiani parte per la vetta.
Decido di rimanere in tenda. Prima della partenza dall’Italia in un incidente con gli sci ho subito la lesione di secondo e di terzo grado dei legamenti collaterali del ginocchio sinistro, perciò ….
Con me rimane anche Angelo Bertossi. Per tutta la notte non è riuscito a scaldarsi le dita dei piedi e decide di non partire per la vetta. Non cerco più di tanto di convincerlo. La sua decisione è saggia. Ogni alpinista sa che se parte con i piedi freddi a 6000m. a una temperatura di  -25° -30°, nel 99% dei casi rischia l’amputazione delle dita.
L’attesa è lunghissima. Il tempo non passa più.
Verso le tre e mezza nel pomeriggio passano dalla nostra tenda tre guide argentine che conosco e mi dicono di stare tranquillo perché tutto il nostro gruppo è salito in vetta e sta rientrando.
Mezz’ora dopo s’innalza il vento, inizia a nevicare e scende la nebbia.
Passano le ore e alle 17,30 non riesco più a stare dentro la tenda.
Verso le 18,30 in un breve squarcio nella nebbia vedo le ombre di gente che sta scendendo. Venti minuti dopo sento nella nebbia il canto: “Siamo noi…Siamo noi….”.
Sì, è il nostro gruppo che rientra al campo cantando!
          
Plamen Shopski

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